Il SIGNORE ti benedica e ti protegga!
Il SIGNORE faccia risplendere il suo volto su di te e ti sia propizio!
Il SIGNORE rivolga verso di te il suo volto e ti dia la pace! (Numeri 6:24-26)

Chiesa Evangelica Valdese

UNIONE DELLE CHIESE METODISTE E VALDESI

Rimini, Romagna e Pesaro-Urbino

Domenica 30 agosto 2015: Riflessioni e testimonianze dal progetto Mediterranian Hope della FCEI

Culto domenica 30 agosto 2015

 

Invocazione 

 

Salmo 65, v. 1-7

Al direttore del coro. Salmo di Davide. Canto. A te spetta la lode, o Dio che dimori in Sion! A te il compimento delle promesse.

 2 A te, che esaudisci la preghiera, verrà ogni creatura.

 3 Mi opprime il peso delle mie colpe, ma tu perdonerai i miei peccati.

 4 Beato chi sceglierai e accoglierai, perché egli abiti nei tuoi cortili! Noi ci sazieremo dei beni della tua casa, delle cose sante del tuo tempio.

 5 Mediante prodigi tu ci rispondi, nella tua giustizia, o Dio della nostra salvezza, speranza di tutte le estremità della terra e dei mari lontani.

 6 Con il suo vigore egli rese saldi i monti, cingendosi di potenza.

 7 Egli placa il fragore dei mari, il fragore dei loro flutti, e il tumulto dei popoli. (Salmo 65:1-7)

Preghiera

 

Inno 54

 

Giona 2, v. 1-11

1 Il SIGNORE fece venire un gran pesce per inghiottire Giona: Giona rimase nel ventre del pesce tre giorni e tre notti. Dal ventre del pesce Giona pregò il SIGNORE, il suo Dio, e disse:

 2 «Io ho gridato al SIGNORE, dal fondo della mia angoscia, ed egli mi ha risposto; dalla profondità del soggiorno dei morti ho gridato e tu hai udito la mia voce.

 3 Tu mi hai gettato nell'abisso, nel cuore del mare; la corrente mi ha circondato, tutte le tue onde e tutti i tuoi flutti mi hanno travolto.

 4 Io dicevo: "Sono cacciato lontano dal tuo sguardo! Come potrei vedere ancora il tuo tempio santo?"

 5 Le acque mi hanno sommerso; l'abisso mi ha inghiottito; le alghe si sono attorcigliate alla mia testa.

 6 Sono sprofondato fino alle radici dei monti; la terra ha chiuso le sue sbarre su di me per sempre; ma tu mi hai fatto risalire dalla fossa, o SIGNORE, mio Dio!

 7 Quando la vita veniva meno in me, io mi sono ricordato del SIGNORE e la mia preghiera è giunta fino a te, nel tuo tempio santo.

 8 Quelli che onorano gli idoli vani allontanano da sé la grazia;

 9 ma io ti offrirò sacrifici, con canti di lode; adempirò i voti che ho fatto. La salvezza viene dal SIGNORE».

 10 E il SIGNORE diede ordine al pesce, e il pesce vomitò Giona sulla terraferma.

 

Meditazione (Marta Bernardini – volontaria progetto Lampedusa)

 

La preghiera di Giona. “Mentre era nel pesce Giona pregò il Signore, Dio suo”.

In questi versetti abbiamo una grande possibilità: sentiamo le parole di Giona. Non solo le leggiamo, ma ci sembra di sentire la sua voce, di sentire direttamente da lui la sua disperazione e la sua fede. La voce angosciosa di Giona che si rivolge al Signore però non cade nel vuoto, non rimane inghiottita dalle profondità del mare, ma trova risposta. “Nella mia angoscia ti ho chiamato, o Signore, e tu mi hai risposto”.

Giona è stato gettato negli abissi, si trova sommerso dalle onde, nelle profondità di un mare ostile e crudele. E prega. E la sua preghiera travalica quegli abissi, raggiunge il Signore che continua ad ascoltarlo e stragli vicino. “Poi il Signore diede un nuovo ordine e il pesce vomitò Giona sulla spiaggia”. E Giona è salvo. E’ il Signore che salva.

 

Ho conosciuto molti Giona a Lampedusa. Molti altri non li conosceremo mai. Vorrei aver sentito le voci di ciascuno di loro. Le loro preghiere e le loro storie. Troppo spesso le voci di un’umanità in cammino rimangono inascoltate. Da noi. Che ci arroghiamo il potere di far partire, di far restare, di salvare o di respingere. Ma, come ci ricorda Giona, “Sei tu che salvi, o Signore”.

Almeno oggi vorrei far parlare chi non ne ha mai la possibilità. Oggi, insieme, cerchiamo di ascoltare alcune di quelle voci.

 

A chi chiede

 

A chi chiede: "Non era meglio rimanere a casa piuttosto che morire in mare?", rispondo: "Non siamo stupidi, né pazzi. Siamo disperati e perseguitati". Restare vuol dire morte certa, partire vuol dire morte probabile. Tu che sceglieresti? O meglio cosa sceglieresti per i tuoi figli?". 

 

A chi domanda: "Cosa speravate di trovare in Europa? Non c’è lavoro per noi figurarsi per gli altri", rispondo: "Cerchiamo salvezza, futuro, cerchiamo di sopravvivere. Non abbiamo colpe se siamo nati dalla parte sbagliata e soprattutto voi non avete alcun merito di essere nati dalla parte giusta".

 

Mio cognato scappava con me. Prima del mare c’è il deserto che ne ammazza tanti quanti il mare. Ma quei cadaveri non commuovono perché non si vedono in Tv. Perché non c’è un giornalista che chiede ripetutamente quante donne e bambini sono morti, quante erano incinte. Perché qui in Occidente a volte sembra che l’orrore non basti, c’è bisogno di pathos. Mio cognato è morto nel deserto. Per la fame. Dopo 24 giorni in cui nessuno ci ha dato da mangiare. 

A casa c’è una moglie che non si rassegna e aspetta una telefonata che io so non arriverà mai. A casa c’è quel che resta di un sogno, di un progetto, di una vita. Un biglietto per due i trafficanti se lo fanno pagare caro e, loro, i soldi non li avevano. Se fosse restato, li avrebbero ammazzati tutti e due. Il suo ultimo regalo per lei è stata la vita. Lui è scappato e lei non era più utile, l’hanno lasciata vivere.

 

A chi chiede: "Come si possono evitare altre morti nel Mediterraneo?", rispondo: "Venite a vedere come viviamo, dove abitiamo, guardate le nostre scuole, informatevi dai nostri giornali, camminate per le nostre strade, ascoltate i nostri politici. Prima dell’ennesima legge, dell’ennesima direttiva, dell’ennesima misura straordinaria, impegnatevi a conoscerci, a trovare le risposte nel luogo da cui si scappa e non in quello in cui si cerca di arrivare. 

 

Cambiate prospettiva, mettetevi nei nostri panni e provate a vivere una nostra giornata. Capirete che i criminali che ci fanno salire sul gommone, il deserto, il mare, l’odio e l’indifferenza che molti di noi incontrano qui non sono il male peggiore".

 

Questa é la testimonianza di Aweis Ahmed, rifugiato somalo in Italia.

 

 

Canto “Cammina con me”

 

Spunti di Riflessione sulla storia del libro di Giona (Giusy Bagnato)

 

Giona e la preghiera.

Giona e la conversione. Giona e la richiesta in un salmo.

Un uomo in cammino.

Ma Giona si mise in viaggio per fuggire a Tarsis, lontano dalla presenza del SIGNORE. Scese a Giaffa, dove trovò una nave diretta a Tarsis e, pagato il prezzo del suo viaggio, si imbarcò per andare con loro a Tarsis, lontano dalla presenza del SIGNORE. (Giona 1:3 NRV)

 

10 Allora quegli uomini furono presi da grande spavento e gli domandarono: «Perché hai fatto questo?» Quegli uomini infatti sapevano che egli fuggiva lontano dalla presenza del SIGNORE, perché egli li aveva messi al corrente della cosa. (Giona 1:10 NRV)

 

Giona fugge dalla presenza di Dio perché è contrariato dalla Sua chiamata perché non la condivide e solo quando prova nella sua vita la Sua Presenza, l’uomo si arrende.

Ma non sembra essersi arreso al punto di vista di Dio.

 

Giona ne provò gran dispiacere, e ne fu irritato.

 2 Allora pregò e disse: «O SIGNORE, non era forse questo che io dicevo, mentre ero ancora nel mio paese? Perciò mi affrettai a fuggire a Tarsis. Sapevo infatti che tu sei un Dio misericordioso, pietoso, lento all'ira e di gran bontà e che ti penti del male minacciato.

 (Giona 4:1-2 NRV)

 

E noi?

Giona si irritò al punto da chiedere a Dio di morire piuttosto che vivere.

Morire perché il suo sguardo non poteva sostenere la logica di Dio.

E cosa fa Dio?

Lo accompagna - come ha sempre fatto- in un percorso di crescita: “Fai bene ad irritarti così?”

 

Sembra che qui ci siano tanti personaggi salvati da loro stessi: i marinai, i niniviti e si, Dio vuole salvare Giona dal suo punto di vista!

E ancora sarà così fino alla fine di questa storia quando Giona irritato si costruirà una capanna per attendere la fine di Ninive.

Lo sguardo amorevole di Dio (il ricino) e la sua capacità educativa: una domanda meravigliosa che chiude questo racconto meraviglioso. (4,10)

 

Silenzio

 

CONFESSIONE DI PECCATO

 

Era inginocchiato davanti al mare, sulla sabbia. E pregava così:

«Signore io ti conosco poco, perché poco mi hanno parlato di te. Mi hanno detto che sei buono e giusto, ma allora perché la gente che vive qui attorno non mi vuole? Perché non ho casa, né lavoro, né pane, ma solo questo mare che ha alzato grandi onde sui miei figli bambini e li ha trascinati nel profondo buio? Se tu sei potente come dicono, perché ho per me solo questa sabbia portata dal vento che mi circonda togliendomi il respiro?

 

Eravamo tanti, troppi sulla barca, oscura era l'acqua e fredda la notte quando i più piccoli abbracciati alle madri piangevano piano e gli uomini, fuggiti dalla paura e dalla fame, spalancavano gli occhi alla ricerca di una luce. Poi tutto finì in quel buio che in un attimo seppe inghiottire grida e pianti.


E ora ti chiedo: perché ho nuotato con forza fino a questa riva quasi fosse un dovere salvarmi? Quale ragione ho io di vivere in un mondo che non capisco, in una storia di cui non faccio parte, fra un popolo di bianchi che mi fa la carità per qualche tempo e poi mi offre, come unica possibilità di vita, di vendere quella polvere che toglie la dignità a chi la usa, che porta dolore e morte?

 

Duemila anni fa, mi hanno detto, sei venuto a vedere la nostra terra. Hai dettato agli uomini le tue leggi d'amore e di pace, ma cosa hai ottenuto? Se è vero che vedi ogni cosa, forse anche tu piangi guardando noi uomini e donne che uccidiamo scambiando per coraggio la violenza, per valore la distruzione.


Io non ti conosco e non so quale sia il colore della tua pelle, né se hai i capelli ricci come i miei o biondi come ti dipingono nelle chiese d'Occidente. Adesso ho fame e sete, ma la stanchezza non mi permette di muovermi, vorrei dormire. Il mare ha un respiro sottile, quasi per darmi pace.

 

Vedo i miei che ho perduto e penso al calore di quel sole che nella mia terra inventa figure e sogni che ti sembra di possedere.

Sento la carezza del vento sul viso e voglio credere che sia la tua, Signore del cielo e della terra, un regalo per me che lascio la vita sulla sabbia di questo mare e che mi chiama e tende le mani per accogliermi: vieni, non ricordi quando ballavi a piedi nudi attorno al fuoco e le donne alzavano le mani al cielo negli abiti colorati?».

Preghiera di un migrante

 

Signore, accogli le preghiere di tutti i nostri fratelli e sorelle che sono in viaggio e che non trovano pace.

Amen.

ANNUNCIO DI GRAZIA

Inno 48

 

Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi amore, sarei un rame risonante o uno squillante cembalo.

 2 Se avessi il dono di profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza e avessi tutta la fede in modo da spostare i monti, ma non avessi amore, non sarei nulla.

 3 Se distribuissi tutti i miei beni per nutrire i poveri, se dessi il mio corpo a essere arso, e non avessi amore, non mi gioverebbe a niente.

 4 L'amore è paziente, è benevolo; l'amore non invidia; l'amore non si vanta, non si gonfia,

 5 non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s'inasprisce, non addebita il male,

 6 non gode dell'ingiustizia, ma gioisce con la verità;

 7 soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa.

 8 L'amore non verrà mai meno. Le profezie verranno abolite; le lingue cesseranno; e la conoscenza verrà abolita;

 9 poiché noi conosciamo in parte, e in parte profetizziamo;

 10 ma quando la perfezione sarà venuta, quello che è solo in parte, sarà abolito.

 11 Quando ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino; ma quando sono diventato uomo, ho smesso le cose da bambino.

 12 Poiché ora vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia; ora conosco in parte; ma allora conoscerò pienamente, come anche sono stato perfettamente conosciuto.

 13 Ora dunque queste tre cose durano: fede, speranza, amore; ma la più grande di esse è l'amore.

 (1Corinzi 13:1 -13)

Preghiere

Padre nostro

 

Inno 190

 

Benedizione

Or a colui che può, mediante la potenza che opera in noi, fare infinitamente di più di quel che domandiamo o pensiamo,

 21 a lui sia la gloria nella chiesa, e in Cristo Gesù, per tutte le età, nei secoli dei secoli. Amen (Efesini 3:20-21)


Viale Trento 61
47921 Rimini (RN), Italia
Tel: 331.7107304
email
rimini@chiesavaldese.org



Informazioni sulla
Chiesa Evangelica Valdese:

www.chiesavaldese.org

patrimonioculturalevaldese.org



chiesa valdese rimini