Il SIGNORE ti benedica e ti protegga!
Il SIGNORE faccia risplendere il suo volto su di te e ti sia propizio!
Il SIGNORE rivolga verso di te il suo volto e ti dia la pace! (Numeri 6:24-26)

Chiesa Evangelica Valdese

UNIONE DELLE CHIESE METODISTE E VALDESI

Rimini, Romagna e Pesaro-Urbino

2 Samuele 12,1-15- predicatrice Adelfia Sessa (MEMBRO DI CHIESA)

 

1 Il SIGNORE mandò Natan da Davide e Natan andò da lui e gli disse: «C' erano due uomini nella stessa città; uno ricco e l' altro povero.

 2 Il ricco aveva pecore e buoi in grandissimo numero;

 3 ma il povero non aveva nulla, se non una piccola agnellina che egli aveva comprata e allevata; gli era cresciuta in casa insieme ai figli, mangiando il pane di lui, bevendo alla sua coppa e dormendo sul suo seno. Essa era per lui come una figlia.

 4 Un giorno arrivò un viaggiatore a casa dell' uomo ricco. Questi, risparmiando le sue pecore e i suoi buoi, non ne prese per preparare un pasto al viaggiatore che era capitato da lui; prese invece l' agnellina dell' uomo povero e la cucinò per colui che gli era venuto in casa».

 5 Davide si adirò moltissimo contro quell' uomo e disse a Natan: «Com' è vero che il SIGNORE vive, colui che ha fatto questo merita la morte;

 6 e pagherà quattro volte il valore dell' agnellina, per aver fatto una cosa simile e non aver avuto pietà».

 7 Allora Natan disse a Davide: «Tu sei quell' uomo! Così dice il SIGNORE, il Dio d' Israele: "Io ti ho unto re d' Israele e ti ho liberato dalle mani di Saul,

 8 ti ho dato la casa del tuo signore e ho messo nelle tue braccia le donne del tuo signore; ti ho dato la casa d' Israele e di Giuda e, se questo era troppo poco, vi avrei aggiunto anche dell' altro.

 9 Perché dunque hai disprezzato la parola del SIGNORE, facendo ciò che è male ai suoi occhi? Tu hai fatto uccidere Uria, l' Ittita, hai preso per te sua moglie e hai ucciso lui con la spada dei figli di Ammon.

 10 Ora dunque la spada non si allontanerà mai dalla tua casa, perché tu mi hai disprezzato e hai preso per te la moglie di Uria, l' Ittita".

 11 Così dice il SIGNORE: "Ecco, io farò venire addosso a te delle sciagure dall' interno della tua stessa casa; prenderò le tue mogli sotto i tuoi occhi per darle a un altro, che si unirà a loro alla luce di questo sole;

 12 poiché tu lo hai fatto in segreto; ma io farò questo davanti a tutto Israele e in faccia al sole"».

 13 Allora Davide disse a Natan: «Ho peccato contro il SIGNORE». Natan rispose a Davide: «Il SIGNORE ha perdonato il tuo peccato; tu non morrai.

 14 Tuttavia, siccome facendo così tu hai dato ai nemici del SIGNORE ampia occasione di bestemmiare, il figlio che ti è nato dovrà morire». Natan tornò a casa sua.

 15 Il SIGNORE colpì il bambino che la moglie di Uria aveva partorito a Davide, ed esso cadde gravemente ammalato.

 

 

PREDICAZIONE

“Il SIGNORE mandò Natan da Davide…” Così inizia il testo su cui mediteremo oggi.

Il motivo per cui il Signore manda Natan a Davide è certamente noto  a tutti voi.

Mentre Uria l’Ittita combatte, contro gli Ammoniti, una guerra voluta e dichiarata da Davide, questo si fa portare Bat-Seba donna molto bella e  moglie di Uria, per…… Ma quando Bat-Seba gli fa sapere di essere incinta Davide, per soffocare lo scandalo, richiama Uria perché torni a casa e gli si possa attribuire questa paternità. Uria rifiuta perché vuole restare a combattere con gli altri e allora Davide lo manda a combattere sotto le mura della città assediata, nella zona più pericolosa dei combattimenti e Uria viene ucciso. Per coprire un adulterio ecco che Davide non esita a macchiarsi di un omicidio. “Ma quello che Davide aveva fatto dispiacque al Signore”.

Ecco perché il Signore manda Natan: perché è dispiaciuto per il comportamento di Davide. Attenzione noi non leggiamo che il Signore  gli manda punizioni, distruzione, disastri, uomini armati. Il Signore manda a Davide Natan, profeta e suo fedele amico e consigliere.

E Natan va da Davide. Natan  dimostra un grande coraggio ad accettare questa “missione”. Si tratta di andare ad annunciare al re il giudizio di Dio. Ma Natan è un profeta, sa di essere un servitore del Signore e del suo popolo e sa che deve andare. E va. Natan è coraggioso certamente, ma non stupido. Davide è il re, Davide è potente, Natan è molto più debole. Sa che non può rischiare la sua missione e la sua vita dicendo a Davide a brutto muso la verità. Non siamo in un’epoca di democrazia ma di soprusi, dove chi ha il potere lo usa a proprio vantaggio e per mettere a tacere i propri detrattori. (Invece oggi…) E allora, come era in uso nella cultura del tempo, ricorre ad una parabola e in particolare ad una parabola di argomento pastorale per far leva proprio sull’origine pastorale del re, di uno abituato a far nascere e crescere agnellini. Natan sa che le atrocità commesse da Davide vanno al di là dell’episodio raccontato, la colpa di cui si è macchiato Davide è ben più grave di quella dell’uomo ricco, ma grazie a questo racconto chi ascolta, il re in questo caso, è portato a identificarsi con le vittime (povero, agnellina) e a simpatizzare con esse, a percepire dentro di sé tutta l’ingiustizia da queste subita e la rabbia nei confronti di chi l’ha causata. E dunque Natan lascia che sia lo stesso Davide a pronunciare la sentenza: una sentenza di morte! La reazione di Davide è esagerata. Questa punizione è assai  più severa di quanto il caso meriti e la legge del tempo contempli. Davide è sinceramente indignato, anzi è fuori di sé dalla rabbia. Ma, mentre la sua l’indignazione è forte e la sua solidarietà per le vittime anche, la sua coscienza è ancora addormentata:infatti proprio lui che è così pronto a condannare duramente le manchevolezze e gli errori degli altri è lo stesso uomo che guarda con indulgenza ai propri peccati. (Evidentemente è più facile vedere il bruscolino nell’occhio del vicino che la trave nel proprio..)

Per questo Natan gli dice: “Tu sei quell’uomo.” Queste parole hanno un effetto deflagrante nella coscienza di Davide: lo inchiodano alle sue responsabilità, lo mettono in ginocchio. La cortina che copriva lo sguardo di Davide si squarcia, la nebbia che gli offuscava la mente si apre. E allora Natan non si ferma e copre Davide  con una valanga di rimproveri in cui è Dio stesso che gli ricorda la grandezza delle opere e dei doni che gli ha fatto paragonata alla grandezza del suo tradimento nei confronti di Dio, all’abisso nel quale si è precipitato per la sua arroganza. Il Signore gli dice: “Ma  come, io ti ho scelto, ti ho unto, ti ho salvato la vita, ti ho dato un grande regno con tutte le ricchezze e l’harem di Saul e tu metti a rischio tutto questo, disprezzi la mia parola commettendo adulterio e omicidio, invece di essere un esempio di rettitudine e di giustizia per il tuo popolo: hai dato ai nemici del SIGNORE ampia occasione di bestemmiare v. 14. Evidentemente il potere dà alla testa.

A questo punto Davide è in ginocchio, schiacciato sotto il peso della sua colpa e dice: “Ho peccato contro il SIGNORE”. Davide ha peccato contro Uria, contro Betsabea, contro due persone, ma capisce che l’origine del suo peccato va oltre i due singoli casi, sta a monte, come si diceva una volta. Davide ha trasgredito due dei comandamenti, ha disprezzato la Legge in due punti, ma capisce che è il suo rapporto con Dio che è stato compromesso: Davide ha rotto il patto che lo legava a Dio, gli ha voltato le spalle. Ha creduto di poter fare a meno di Lui e di poter agire a suo piacimento, ha creduto di potersi sostituire a Dio, di essere egli stesso Dio. Eh sì, il potere dà proprio alla testa.

Davide capisce che il suo peccato è stata l’arroganza nei confronti di Dio e degli uomini e si pente. Davide si pente. Avrebbe potuto non farlo, avrebbe potuto scacciare Natan, farlo uccidere e mettere tutto a tacere. Tutto a parte la sua coscienza. Invece Davide si pente e chiede perdono a Dio.

E Natan gli annuncia il perdono: “Il SIGNORE ha perdonato il tuo peccato; tu non morrai.” Grande è la colpa di Davide, profondo il suo pentimento ma ancora più grande la misericordia del Signore. A Davide che aveva invocato la pena di morte per l’uomo ricco e in questo modo aveva anche pronunciato la sentenza di morte su sé stesso, il Signore dà salva la vita. A Davide che non ha avuto pietà, il Signore insegna la misericordia. Questa è la pedagogia di Dio. Prima di tutto il perdono.

Dopo il perdono arriva la punizione: “Tuttavia, siccome facendo così tu hai dato ai nemici del SIGNORE ampia occasione di bestemmiare, il figlio che ti è nato dovrà morire”. La testimonianza di Davide è stata negativa, il suo comportamento è stato di scandalo per il popolo e ha dato motivo di dubitare del Signore, per questo Davide deve subire una punizione esemplare. E la punizione è durissima: la morte del bambino avuto da Bat-Seba, quel bambino che è l’incarnazione, il simbolo vivente del peccato commesso da Davide. E’ difficile per noi capire questa punizione e ancora di più accettarla. Per me lo è stato. Ho dovuto fare uno sforzo per cercare di capire.

Intanto bisogna fare un passo indietro di circa 3000 anni e mettersi nella posizione di chi racconta i fatti.  In un tempo in cui i bambini morivano a migliaia per mancanza di latte artificiale, di antibiotici, di vaccini… è “normale” che alcuni figli di Davide siano morti e che questo sia stato vissuto come una punizione per la sua colpa. Inoltre i figli, come le mogli, erano considerati di proprietà dei padri come le mogli erano proprietà dei mariti. Davide ha tolto a Uria quello che era suo (Bat-Seba) e Dio toglie a lui qualcosa di suo: suo figlio. Nessuno può sfuggire alla giustizia di Dio, neanche un re, neanche Davide. Davide non può godere di questo figlio ottenuto con l’inganno ed il delitto.

Care sorelle e cari fratelli, questo testo tremendo e bellissimo, è particolarmente coinvolgente perché ci presenta i diversi personaggi che agiscono in una sorta di psico-sociodramma. Abbiamo Davide, Natan, Uria, Bat-Seba, il bambino e Dio.

Davide, il grande re, il re ideale, il modello di re con cui tutti gli altri sono stati confrontati. Ma anche lui, come tutti i grandi uomini della Bibbia, non è esente da difetti, non è senza peccato. Davide prescelto da Dio, per la sua fedeltà è benedetto da Dio, diventa potente, ma il potere lo fa arrogante, lo allontana da Dio, allora cade e soffre, ma si pente e chiede perdono. Dio lo perdona e non gli fa mancare le sue benedizioni. La storia di Davide è emblematica della storia del popolo d’Israele, della storia di tradimenti, pentimenti e riconciliazioni con Dio del suo popolo.

Ma Davide è anche il simbolo dell’arroganza del potere, di colui che pensa di essere il padrone della vita degli altri e di poterne disporre a suo piacimento.

Di fronte a lui Natan, il profeta che, come tale ha la funzione di ricordare al re che non è lì per fare quello che vuole ma per realizzare il progetto di Dio e fare la sua volontà. Natan è il coraggioso, mandato da Dio, che forte di questo potere (che non si manifesta esternamente ma che è tutto dentro di lui) sta in posizione eretta di fronte a Davide e guardandolo negli occhi gli dice: tu sei quell’uomo. Gli dice la verità, una verità sgradevole, scomoda, ma che permette a Davide di riaprire gli occhi, che gli fa vedere  le persone (Uria e Betsabea in particolare ma anche tutte le altre) come creature di Dio e non come pedine da spostare all’occorrenza.

Ma Natan è anche l’amico fraterno . Colui che trova le parole adatte a toccare il cuore dell’amico che ama e che vuole aiutare a redimersi, che sa parlargli con franchezza ma senza violenza, perché vuole che Davide lo ascolti e comprenda e non che si stizzisca e interrompa il colloquio alle prime battute. (Immaginate cosa sarebbe successo se gli avesse detto subito: “Sei un adultero e un assassino”?). Natan è davvero lo strumento di Dio per operare la conversione di Davide, l’inversione di rotta nella sua mente e nella sua vita ed è anche lo strumento, la voce che gli annuncia il perdono. Non se ne va prima di avergli annunciato il perdono …e la punizione.

Questi i due protagonisti. Oltre a loro sullo sfondo ci sono le vittime.

Uria, probabilmente un ufficiale, mandato a combattere per conto del re che, invece, se ne sta al sicuro. Uria l’Ittita, leale e coraggioso, che compie il proprio dovere fino in fondo anche a prezzo della vita, che rinuncia al proprio vantaggio per solidarietà con un popolo che non è neanche il suo.

Sempre sullo sfondo, ma più in ombra, c’è Bat-Seba, una donna e quindi di scarso valore, se non per il fatto che è bellissima, per cui Davide la vede e se la fa portare, come un bel vaso, un bel tappeto, un qualsiasi oggetto di pregio. La immaginiamo piangere per la partenza in guerra del marito, per una gravidanza “pericolosa” (rischia la lapidazione), per la morte del marito e infine per la morte del proprio bambino. Quanto dolore per diventare moglie del re Davide!

Infine c’è un bambino la cui colpa principale è quella di esistere, di essere il frutto di un adulterio, il monumento vivente del peccato. Perché proprio lui, un bambino, un innocente deve morire per gli errori commessi dagli adulti? E’ la stessa domanda che ci poniamo ogni volta che questo accade. La stessa che ci siamo posti di fronte ai bambini morti nei lager nazisti, la stessa che ci poniamo di fronte ai bambini morti a Gaza. Non ho una risposta. Datemela voi. Spero solo che non ci abitueremo mai a questo orrore e che ogni volta ne resteremo sconvolti. Perchè non abbiamo il diritto di provare orrore per la morte del bambino di Davide, se lasciamo scorrere, senza muovere un dito, le immagini dei bambini che muoiono ogni giorno intorno a noi.

 Di fronte a questi personaggi c’è il popolo, il popolo d’Israele , per il quale questo testo è stato scritto. E quindi anche noi. Noi con i nostri Davide potenti e arroganti (che raramente si pentono), noi che appena acquistiamo un po’ di potere diventiamo arroganti, noi che come chiesa abbiamo il dovere di essere profeti e di dire una parola forte e chiara contro l’arroganza e l’ingiustizia del potere ma che, come credenti, abbiamo il dovere di parlare con umiltà e simpatia e compassione ai nostri fratelli e alle nostre sorelle che sbagliano, noi con i nostri soldati mandati a morire e ad uccidere in guerre decise da altri che non le combattono, noi con le nostre donne comprate, vendute, violentate, maltrattate, usate da chi ha più potere di loro, noi con i nostri bambini vittime per distrazione o per calcolo.

Tra tutti i personaggi non ho dimenticato Dio. L’ho solo tenuto alla fine come si fa nei film con il nome del regista. Dio con il suo progetto di salvezza per il suo popolo, che si prende cura del suo popolo, che ha a cuore la sorte del peccatore come del giusto, che se non può evitare che l’uomo cada nell’errore fa in modo che non vi rimanga per sempre, Dio che per mezzo della sua parola ci apre gli occhi e ci rende consapevoli, Dio che ci ama, come ha amato Davide, nonostante tutto, nonostante noi, Dio che in Gesù Cristo, vittima innocente, ci salva e ci invia il suo annuncio di grazia.  Sta a noi fare in modo che questo annuncio che svela il peccato e la potenza della grazia venga portato alle vittime e ai carnefici del nostro tempo. Che  lo Spirito Santo ci dia la forza, il coraggio e le parole giuste per farlo. Amen

 

 Sermone di domenica 30 agosto 2014,  predicatrice locale Adelfia Sessa


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