Il SIGNORE ti benedica e ti protegga!
Il SIGNORE faccia risplendere il suo volto su di te e ti sia propizio!
Il SIGNORE rivolga verso di te il suo volto e ti dia la pace! (Numeri 6:24-26)

Chiesa Evangelica Valdese

UNIONE DELLE CHIESE METODISTE E VALDESI

Rimini, Romagna e Pesaro-Urbino

Marco 9,14-29 - predicazione di Nicola Tedoldi (PREDICATORE LOCALE)

Chiesa Evangelica Metodista di Bologna - Sabato 18 ottobre 2014
Culto di apertura dell’Assemblea di Circuito
in occasione del riconoscimento
del ministero di Predicatore Locale di Nicola Tedoldi

 

Giunti presso i discepoli, videro intorno a loro una gran folla e degli scribi che discutevano con loro.
 15 Subito tutta la gente, come vide Gesù, fu sorpresa e accorse a salutarlo.
 16 Egli domandò: «Di che cosa discutete con loro?»
 17 Uno della folla gli rispose: «Maestro, ho condotto da te mio figlio che ha uno spirito muto;
 18 e, quando si impadronisce di lui, dovunque sia, lo fa cadere a terra; egli schiuma, stride i denti e rimane rigido. Ho detto ai tuoi discepoli che lo scacciassero, ma non hanno potuto».
 19 Gesù disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando vi sopporterò? Portatelo qui da me».
 20 Glielo condussero; e come vide Gesù, subito lo spirito cominciò a contorcere il ragazzo con le convulsioni; e, caduto a terra, si rotolava schiumando.
 21 Gesù domandò al padre: «Da quanto tempo gli avviene questo?» Egli disse: «Dalla sua infanzia;
 22 e spesse volte lo ha gettato anche nel fuoco e nell'acqua per farlo perire; ma tu, se puoi fare qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci».
 23 E Gesù: «Dici: "Se puoi!" Ogni cosa è possibile per chi crede».
 24 Subito il padre del bambino esclamò: «Io credo; vieni in aiuto alla mia incredulità».
 25 Gesù, vedendo che la folla accorreva, sgridò lo spirito immondo, dicendogli: «Spirito muto e sordo, io te lo comando, esci da lui e non rientrarvi più».
 26 Lo spirito, gridando e straziandolo forte, uscì; e il bambino rimase come morto, e quasi tutti dicevano: «È morto».
 27 Ma Gesù lo sollevò ed egli si alzò in piedi.
 28 Quando Gesù fu entrato in casa, i suoi discepoli gli domandarono in privato: «Perché non abbiamo potuto scacciarlo noi?»
 29 Egli disse loro: «Questa specie di spiriti non si può fare uscire in altro modo che con la preghiera». 

(Mar 9:14-29)


“Ti siano gradite Signore le parole della mia bocca e la meditazione del mio cuore”
Qualche giorno fa, mentre avevo in braccio la mia piccola Eleonora che ha 2 anni e mezzo, mi sono rivolto a lei con una domanda : Eleonora vuoi bene al tuo papà? Lei mi guarda coni suoi occhi furbetti e mi dice senza ombra di dubbio : SI!
Oh che bello, che bello sentirsi dire un SI! Una sensazione così bella da volerla riprovare ancora, magari subito. E così, ho rifatto un minuto dopo, la stessa domanda, con ancor maggiore emozione : Eleonora, vuoi bene al tuo papà! E lei con gli stessi occhi furbetti mi guarda e con la stessa certezza di prima mi risponde: NO!
Mio Dio, che delusione. In effetti ho preteso un po’ troppo da lei: non ha ancora chiaro cosa significa “voler bene”. Il suo SI e il suo NO non sono risposte alla mia domanda, ma sono il suo modo per vedere la mia reazione e capire quale delle due risposte sia quella giusta.
Ma se è vero che tutti i bambini piccoli, non hanno chiaro il concetto di bene e di male, è anche altrettanto vero che hanno chiarissimo di chi possono fidarsi.
Da quando hanno iniziato a camminare, tutte le sere quando suono il campanello di casa, le mie due piccole escono sul pianerottolo urlando “papà” e quando mi vedono salire sul primo gradino si lanciano tra le mie braccia senza paura di cadere, senza paura di farsi male perché sanno che lì c’è il loro papà che le prenderà tra le braccia. Questa è la dolce grandezza dell’essere bambini, fatta di quella fiducia incondizionata verso chi si ama. Questa è la dolce grandezza dell’essere bambini fatta di quello stupore che spalanca il cuore verso ciò che è buono. Proprio per questo Gesù ci ha detto “se non ritornerete come bambini non entrerete
nel regno dei cieli”. Cioè se non saprete stupirvi come bambini, stupirvi della bellezza e della grandezza dell’amore non siete degni del regno di Dio.
Diventando adulti le cose cambiano: diventiamo consapevoli o meglio crediamo di essere consapevoli di cosa sia il bene e cosa sia il male; crediamo di attribuire la giusta fiducia e fedeltà a chi ci ama. Eppure nessuno di noi si butterebbe dal pianerottolo con la certezza che chi sta sotto lo prenderà tra le braccia. E’ proprio quello che capita nel nostro rapporto con Dio. Siamo bravissimi a dire “Dio ti amo”, “io credo in te Signore”, ma quanti di noi sarebbero pronti a lanciarsi nel vuoto dell’incertezza, ad affrontare difficoltà evitabili, a subire persecuzioni, certi che Dio ci ama e ci protegge? Non lo ha fatto Pietro che ha rinnegato Gesù per paura del carcere e della morte.
Eppure poche ore prima Gesù gli aveva chiesto: Pietro mi ami tu? E Pietro nella certezza del suo sentimento aveva risposto: Sì! E ancora Gesù gli ha chiesto: Pietro mi ami tu? E ancora Pietro ha risposto: Si! Per la terza volta Gesù ha ripetuto la domanda: “Pietro, mi ami tu? ” e Pietro quasi scocciato per l’insistenza del Maestro gli ha risposto: “Sì, tu lo sai che io ti amo!”
Con questa frase Pietro trasferisce la sua inconsapevolezza su Gesù: tu lo sai! Ed è proprio perché Gesù sapeva che l’amore di Pietro non era perfetto che gli ha fatto tre volte la stessa domanda. Un amore imperfetto che è crollato davanti alla paura e che ha portato l’apostolo a rinnegare il suo Signore. Quante volte anche noi rinneghiamo il Signore nella nostra vita: per vergogna di mostrarci credenti in un mondo che non crede, per paura del giudizio di chi la pensa diversamente da noi, per evitare di esporsi e rischiare di essere allontanati dal gruppo, per non avere problemi pensando che in fondo la nostra fede è una cosa privata.
La fede, fratelli e sorelle, è una cosa seria, la fede quella vera è una cosa da grandi perché solo chi è davvero grande può farsi piccolo, tanto piccolo da affidarsi completamente ad un mistero così grande come è quello di Dio.
E adesso capite il motivo del perché ho scelto questo brano del vangelo di Marco per il sermone di oggi. Non per parlare dell’azione miracolosa di Gesù sul giovane indemoniato, ma per parlare di quel padre che disperato per la condizione del figlio dice a Gesù: “tu se puoi fare qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci”. Deve averle davvero provate tutte questo padre per aiutare questo figlio che, come dice lui stesso, il demonio aveva perfino buttato “nel fuoco e nell’acqua” per ucciderlo. A questo punto perché non provare anche la carta del magico uomo di Nazareth, quel Gesù di cui tutti dicevano meraviglie. Ma Gesù non ci sta ad essere trattato come l’ultima scelta: e senza mezzi termini mette l’uomo al suo posto: “Tu dici...se puoi!” Se puoi??? “Ogni cosa è possibile per chi crede.”
E con questa frase Gesù ci mette tutti quanti di fronte alla nostra fede: ogni cosa è possibile per chi crede! Ma quante volte proprio noi che siamo tra quelli che nella chiesa cristiana hanno compiti e ministeri particolari, noi pastori e pastore, noi predicatori e predicatrici, musicisti, cantori, catechisti, monitori, proprio noi che siamo chiamati a cantare le lodi di Dio e a predicare la sua Parola, come siamo messi con la nostra fede? Davvero per noi che crediamo ogni cosa è possibile???
Ma come, dico io, ho pregato tanto il mio Signore quando mio padre stava morendo ma non ho potuto far altro che piangere la sua morte e dire a Dio: se questa è la tua volontà, che la tua volontà sia fatta.
Ma come, prego continuamente per la pace nel mondo, eppure tutti i giorni i miei occhi devono vedere la sofferenza di tanti uomini, donne, bambini, anziani perseguitati e uccisi in tante parti della terra.
E ora rileggendo le parole di Gesù scopro quanto debole è stata la mia fede e quanto debole sia ancora, perché se davvero io credessi, se voi credeste, se il mondo credesse, allora non ci sarebbe più guerra, non ci sarebbe più dolore, malattia, paura, perché TUTTO è POSSIBILE PER CHI CREDE.
Nel buio di questa voragine spirituale, nel silenzio che rimane dopo aver gridato ad alta voce “Signore aiutami!”, si accende una luce di speranza. La speranza che viene dal padre del giovane indemoniato che dà a Gesù una risposta così importante da rendere possibile per lui quel cambiamento di vita che era necessario perché suo figlio guarisse. “Io credo Signore, ma tu vieni in aiuto alla mia incredulità.”
Quel padre che le ha provate tutte per salvare il suo bambino malato, può credere in Gesù, ma sente che la sua fede è macchiata da molte insicurezze ed incertezze, che la sua fede non è così infallibile. E questo suo sentire lo esprime, senza paura. Lui sa di non avere una fede perfetta: insomma lui prova a credere a Gesù, ma dopo tante delusioni il suo credere non riesce ad essere così perfetto! Però una cosa la sa, e cioè che la parte di lui che non crede ha bisogno di quel Gesù che è lì davanti a lui: Signore aiuta la mia incredulità! Il miracolo si compie per la fede di quest’uomo, più che per la potenza taumaturgica di Gesù: è la sincerità di questo padre che rende possibile il miracolo. Sincerità di ammettere che senza Gesù la sua fede non può essere sufficiente. E in fondo sono due i miracoli in questa storia: quello della guarigione del ragazzo e quello della fede di suo padre! Due miracoli indivisibili e complementari, che solo l'amore di Dio ha reso possibili per mezzo di Gesù e della fede in Lui.
Che bello se anche noi avessimo abbastanza fede da dire con estrema coscienza di noi stessi: Signore aiuta la mia incredulità! Signore prendi tra le tue mani quella parte di me che fatica a credere e trasformala, perché senza di te non ce la posso fare! Così sia! Amen!


Viale Trento 61
47921 Rimini (RN), Italia
Tel: 331.7107304
email
rimini@chiesavaldese.org



Informazioni sulla
Chiesa Evangelica Valdese:

www.chiesavaldese.org

patrimonioculturalevaldese.org



chiesa valdese rimini