Il SIGNORE ti benedica e ti protegga!
Il SIGNORE faccia risplendere il suo volto su di te e ti sia propizio!
Il SIGNORE rivolga verso di te il suo volto e ti dia la pace! (Numeri 6:24-26)

Chiesa Evangelica Valdese

UNIONE DELLE CHIESE METODISTE E VALDESI

Rimini, Romagna e Pesaro-Urbino

Giovanni 14, 11-19 Predicazione di Maria Pia Panzavolta (membro di chiesa)

Giovanni 14, 11-19

«Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. 2 Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; 3 quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io. 4 E del luogo dove io vado, voi conoscete la via».
5 Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?». 6 Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. 7 Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». 8 Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». 9 Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? 10 Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere. 11 Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse.
12 In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre. 13 Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14 Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.
15 Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. 16 Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, 17 lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi. 18 Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi. 19 Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete.
Esodo 33, 12-19
12 Mosè disse all’Eterno: “Vedi, tu mi ordini: Fa' salire questo popolo, ma non mi hai indicato chi manderai con me; eppure hai detto: Ti ho conosciuto per nome, anzi hai trovato grazia ai miei occhi. 13 Ora, se davvero ho trovato grazia ai tuoi occhi, indicami la tua via, così che io ti conosca, e trovi grazia ai tuoi occhi; considera che questa gente è il tuo popolo.”
14 E l’Eterno rispose: “Io camminerò con voi e ti darò riposo”. 15 E Mosè gli disse: “Se tu non camminerai con noi, non farci salire di qui. 16 Come si saprà dunque che ho trovato grazia ai tuoi occhi, io e il tuo popolo, se non nel fatto che tu cammini con noi? Così saremo distinti, io e il tuo popolo, da tutti i popoli che sono sulla terra”.
17 L’Eterno rispose a Mosè: “Anche quanto hai detto io farò, perché hai trovato grazia ai miei occhi e ti ho conosciuto per nome”.
18 Mosè  disse: «Mostrami la tua Gloria!».
19 E l’Eterno gli rispose: «Farò passare davanti a te tutto il mio splendore e proclamerò il mio nome: Signore, davanti a te. Farò grazia a chi vorrò far grazia e avrò misericordia di chi vorrò aver misericordia”.
I° Giovanni 4, 11, 16
1 Diletti, se Dio ci ha così amati, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. 12 Nessuno ha mai visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio dimora in noi e il suo amore diventa perfetto in noi. 13 In questo conosciamo che dimoriamo in lui ed Egli in noi: che Egli ci ha dato del suo spirito. 14 E noi abbiamo contemplato e rendiamo testimonianza che il Padre ha inviato il Figlio per essere il Salvatore del mondo. 15 Chi confessa che Gesù è il figliuol di Dio, Iddio dimora in lui ed egli in Dio. 16 E noi abbiamo conosciuto e abbiamo creduto all’amore che Dio ha per noi. Dio è amore, e chi dimora nell’amore, dimora in Dio e Dio in lui.
Io sono la via, la verità e la vita

 

Narra una barzelletta ebraica che un giorno un goy (un gentile, un non ebreo) chiese ad un rabbino: “Perché voi ebrei rispondete sempre ad una domanda con un’altra domanda?” E il rabbino rispose: “E perché non dovremmo?”
Se dobbiamo dare credito a questa storiella  possiamo affermare che in questo capitolo Gesù non smentisce la sua origine ebraica, rispondendo alle domande sgomente dei discepoli con domande che hanno il compito di completare o migliorare le richieste degli apostoli.
Il precedente capitolo, il capitolo 14 dell’Evangelo di Giovanni si chiude con l’affermazione perentoria di Pietro che afferma che seguirà Gesù ovunque, ora e subito, anche  a costo della sua vita e con la beffarda domanda retorica di Gesù, “Metterai la tua vita per me?” seguita dall’agghiacciante auto-risposta  di Gesù che anticipa il triplice tradimento di uno dei discepoli più entusiasti e zelante, quasi a mettere il carico da undici sull’annuncio del tradimento di Giuda, uscito poco prima dalla stanza dove si celebrava la Pasqua dentro la notte forse più nera da quanto furono creati i cieli e la terra.
Il capitolo 15  si apre invece con una esortazione: “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Qualcuno traduce: ”Voi avete fede in Dio, perciò abbiate fede anche in me.” La prima parte del versetto mette in luce lo scopo dei discorsi di addio: dare fiducia ai discepoli e aiutarli a superare lo smarrimento provocato dalla scomparsa di Gesù, preannunziata da lui nei capitoli precedenti nel contesto dell’ultima cena. Il verbo “turbarsi” è lo stesso che era stato usato per indicare la reazione di Gesù dinanzi alla tomba di Lazzaro, al pensiero della sua morte imminente e del tradimento di Giuda. Questo stesso turbamento che aveva colto Gesù di fronte all’approssimarsi della sua morte si trasmetterà anche ai suoi discepoli. Ma come lui anch’essi devono reagire. Per questo li esorta ad aver fede: essi sono invitati a credere non solo in Dio, ma anche in lui.
Per incoraggiare i discepoli, Gesù fa loro questa promessa: “Nella casa del Padre mio vi sono molti posti, molte stanze. Se no, ve l'avrei detto.” Secondo la tradizione ebraica il cielo viene indicato come luogo dove si trova Dio. Questa  dimora (presumibilmente celeste) indica la comunione con Dio. La parola stanza (anche se usata metaforicamente) rimanda ad una situazione stabile, sicura, protetta, nella quale Egli sta per entrare e alla quale ammetterà anche i discepoli. Questi devono avere fiducia in lui, perché, Gesù sottolinea, se ciò non fosse vero egli lo avrebbe detto loro.
Dopo aver parlato del posto che egli va a preparare, Gesù affronta il tema della via che conduce ad esso. Da qui la domanda di Tommaso, passato alla storia per la sua incredulità e, in questo caso, anche per il suo senso pratico : “Signore, non sappiamo dove vai: come possiamo sapere la via?”.
Vi sono uomini con un’apertura mentale così limitata  o di carattere così sospettoso, che le verità lampanti per altri offrono ad essi delle difficoltà insormontabili. Tommaso, detto "Didimo", Gemello,  era un tale uomo e lo proverà ulteriormente il modo nel quale riceverà la buona notizia  della risurrezione del Signore da parte degli altri discepoli. Quel medesimo carattere dubitativo e sospettoso si rivela anche in queste sue parole. Tommaso nega recisamente di sapere dove Gesù stia andando, addirittura anche a nome degli altri, usando il plurale “Non sappiamo…”. Non lo dobbiamo giudicar troppo severamente: traspare dalla sua domanda una sincera ansia di seguire Gesù in qualunque luogo si rechi, non vuole separarsi da Lui e  le sue parole paiono dettate da un gran turbamento di spirito, subito dopo aver udito l’annuncio di Gesù che sarebbe rimasto con loro ancora per poco tempo.  Piuttosto dobbiamo ringraziare Gesù che, nello scegliersi apostoli e discepoli, allora come adesso, pare prediligere il loro zelo e la loro passione piuttosto che la loro apertura mentale
Avendo forse pietà della semplicità dell’animo turbato di Tommaso, per una volta tanto  Gesù evita  domande retoriche e risponde in modo diretto: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me ». Tre parole importanti. Senza la via, non si va da nessuna parte. Senza la verità non si fa una buona scelta. Senza la vita,  c'è solo la morte. Per Tommaso la parola via indicava una strada materiale, fisica per recarsi in un luogo geografico; Gesù invece se ne serve per designare se stesso, proclamandosi così l’unico mediatore che conduce al Padre..
Il discorso, che sembrava ormai terminato, riprende slancio mediante una domanda posta a Gesù da Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Egli fraintende, come poco prima era accaduto a Tommaso, le parole di Gesù. Nella sua domanda, sembra riecheggiare quella rivolta da Mosè all’Eterno sul Sinai: “Mostrami la tua gloria”. Gesù risponde con un velato rimprovero: Dopo la lunga convivenza con lui, Filippo avrebbe dovuto conoscerlo, venendo così a conoscere anche il Padre, e prosegue con la domanda in cui risuona un senso di delusione ma anche di tenerezza per il discepolo che ha scelto la via piu’ breve per giungere al Padre, una specie di Bignami della fede: «Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me?». E aggiunge che questa unità profonda con il Padre implica anche una perfetta unità d’azione: le parole che pronuncia Gesù provengono dal Padre, le sue opere straordinarie sono compiute in lui dal Padre. Entrambe, le parole e le opere di Gesù, hanno quindi come unico scopo la rivelazione del Padre e sono tali da convincere senza possibilità di equivoci manifestando così la volontà di Dio di rendere tutti gli uomini partecipi della sua vita divina. In virtù dell’unione con Lui, i redenti parteciperanno alla vita eterna. La vita del capo è garanzia di quella delle membra, la vita della vite, assicura la sopravvivenza anche al tralcio.
Anzi, Gesù annunzia  ai suoi discepoli un nuovo e potente motivo di conforto: egli manderà loro un aiuto, che prenderà presso di essi il suo posto, e questo amico non li abbandonerà mai più: un difensore (paracleto in greco), talvolta tradotto con avvocato o consolatore, un’entità che sta dalla parte dei discepoli, li rappresenta, li difende, se necessario.
Prima abbiamo parlato di dimore, stanze, a indicare una situazione stabile dove Gesù attende i discepoli. Eppure non è strano immaginare il  Paracleto  dimorare sotto la tenda  nel modo in cui l’Arca dell’Alleanza dimorava sotto la tenda del convegno, davanti alla quale stazionava la colonna di nuvola ad indicare la presenza di Dio e la via da seguire nel deserto  mentre  all’interno Mosè incontrava e comunicava con l’Eterno.
Quello stesso Mosè, che aveva chiesto all’Eterno di vedere la sua gloria e morì prima di poter entrare nella terra promessa ma che è presente in visione accanto a Gesù e ad Elia durante la trasfigurazione sul monte Tabor a conferma che nessuna promessa di Dio, nessuna parola di Dio resta inefficace.

Amen


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